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Regione Piemonte

I monumenti

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A destra del Battistero vi è il Duomo iniziato il 3 marzo 1402 da mastro Giovanni Bori. Il tempio è dedicato a S. Maria Maggiore e S. Stefano. E' di stile gotico a tre navate divise da pilastri a base cruciforme. Con archi ogivali, volte a vela cordonate e cupola ottogonale.

È una delle più caratteristiche costruzioni dell'arte romanico-lombarda. Fu eretto nella seconda metà del sec. X° sui resti di un sepolcreto romano. L'edificio, a pianta quadrata, ha la parte inferiore costituita da quattro absidiole semicircolari tripartite da costoloni aggettanti coronate ognuna da dodici nichìcchiette che creano un movimento chiaroscurale di grande effetto. La parte superiore è formata da un tiburio ottogonale, anche questo coronato da nicchie cieche e sormontato da una piccola lanterna quadrata aperta ai quattro lati da bifore e sormontata da una crocetta in ferro del sec. XII° rinvenuta durante i restauri del 1913. La muratura è in gran parte eseguita con materiale romano di recupero.

A sinistra del Battistero sorgeva il vecchio S. Stefano, eretto nel V° secolo, demolito nel 1872; ora non resta che il bellissimo campanile romanico a otto piani, dei quali sei adorni di doppie bifore e due di monofore, sormontato da una snella piramide ottogonale e da quattro pinnacoli in cotto.

Dietro il Duomo s'innalza la Chiesa della SS. Trinità che ha la facciata verso Via Italia: fu costruita nel 1626.

Innalzata per volere del biellese Sebastiano Ferrero, Generale delle Finanze di Lodovico il Moro, e dei figli, i Cardinali Giovanni Stefano, Bonifacio, e Agostino Vescovo di Vercelli. La posa della prima pietra avvenne nell'anno 1500 e fu compiuta da Gio. Stefano Ferrero il futuro Cardinale di Bologna: gettò uno scudo d'oro sulla prima pietra e lo riprese per donarlo ad Eusebio il magistero fabbricatore. Venne restaurata nel 1866-67. La primitiva facciata, meravigliosa nella sua semplicità, adorna di cotti, di pinnacoli e di ventarole con le armi dei Ferrero, fu sostituita nel 1885 con l'attuale, di gusto assai discutibile, ideata dal geometra Andrea Bona di Vercelli. Nel transetto destro vi sono le tombe dei La Marmora; tra queste hanno scelto il loro eterno riposo il generale Alfonso La Marmora ed Alessandro, il fondatore dei Bersaglieri. Il busto del Generale Alberto La Marmora è di Vincenzo Vela. Le statue sulla porta d'ingresso alle tombe, raffiguranti la Fede, la Speranza e la Carità sono del Tabacchi. Nella Cappella terminale della navata destra vi è la tavola dell'Assunta, capolavoro di Bernardino Lanino (1543).

Eretta nel 1789 su disegno dell'architetto Carlo Ceroni, che evidentemente si ispirò a quella di S. Filippo di Torino, ideata dal Juvarra. Ne fu posta la prima pietra il 21 marzo 1789. Nel 1800 era compiuta , ma non venne consacrata che nel 1827 ai 25 di maggio.

Eretta nel secolo Xii° e più volte rimaneggiata e rifatta. Merita menzione per la bella edicola dell'altar maggiore, opera di intagliatori biellesi del principio del "700".

Eretta negli anni 1942-1957 per munificenza dell'industriale conte Ettore Barberis. E' di stile romanico modernizzato, l'interno a tre navate è adorno di opere di artisti contemporanei.

È una caratteristica costruzione del secolo XV°. Sul portone d'ingresso vi è dipinta ad affresco la SS. Sindone sostenuta dai SS. Filippo Neri.

Non è più la medioevale porta fortificata. L'attuale arco fu eretto dal Comune di Biella nel settembre 1780 per ricordare le quattro visite fatte dai Reali di Casa Savoia, ultima delle quali fu quella di Vittorio Amedeo III° e della consorte, Maria Atonia Ferdinanda di Spagna, con la figlia principessa Carolina Antonia Maria. Al sommo della porta, ai lati dello stemma Sabaudo vi è la seguente iscrizione : "Victorii Amedei III° Sardiniae Regis".

Cinquecentesca dimora di questa grande famiglia. Il palazzo conserva dal lato nord una fascia in cotto e disegni a chiaro scuro su fondo azzurro.

Eretto verso la fine del '500, ove sorgevano case dei loro avi, dai fratelli Dal Pozzo, Carlo Antonio, arcivescovo di Pisa, Fabrizio, Conte di Ponderano, Lodovico e Giacomo. Nel 1821 il palazzo fu spogliato dei mobili, degli arazzi e dei quadri in seguito alla condanna toccata al principe Emanuele Dal Pozzo della Cisterna compromesso nei moti insurrezionali.

Eretta nella prima metà del '300, quando la città venne fortificata dal Vescovo Lombardo della Torre, era munita di potenti opere difensive e di saracinesche scorrevoli. Nella Parte verso il Piazzo vi erano dipinte l'arma degli Scaglia e la S. Sindone.

Di stile gotico, edificata agli inizi del sec. XIII° e più volte rimaneggiata. L'interno è a croce latina a tre navate divise da robusti pilastri cruciformi, con archi a tutto sesto e cupola ottogonale. Gli stalli del coro sono opera di artigiani biellesi del sec. XVII°; alla parete sinistra trittico di Daniele De Bosis, (1497) rappresentante la Vergine in trono col Bambino Gesù e i SS. Giacomo e Gottardo ed il donatore Giacomo Dal Pozzo rettore della Città di Biella. Nella navata sinistra, altra pregevole tavola, la Madonna tra due Santi.

È la storica dimora di questa grande famiglia che diede alla Patria uomini insigni nella religione, nella politica e nelle armi.

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